Grecia. Dal Friuli,speranza

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Una porta spalancata sulla speranza. Parola di Danilo Feliciangeli, referente di Caritas italiana, che dal gennaio 2014 si trova in Grecia per seguire i progetti di sostegno al Paese, dunque anche quelli nati nell’ambito del gemellaggio con la Caritas di Udine grazie ai fondi raccolti nella diocesi in occasione della Campagna Quaresimale 2014.

È ancora ben lontana dal dirsi superata la crisi in cui è precipitata la Grecia, ma gli aiuti giunti dal Friuli nell’ultimo anno si sono rivelati «preziosi».


Una porta spalancata sulla speranza. Parola di Danilo Feliciangeli, referente di Caritas italiana, che dal gennaio 2014 si trova in Grecia per seguire i progetti di sostegno al Paese, dunque anche quelli nati nell’ambito del gemellaggio con la Caritas di Udine grazie ai fondi raccolti nella diocesi in occasione della Campagna Quaresimale 2014.
Nel concreto? Ad Atene la Caritas di Udine ha destinato 20 mila europer un primo allestimento della «Neos Kosmos Social House»: una struttura dove in futuro si costituirà un centro di ascolto, rivolto in particolare alle famiglie colpite dalla crisi, e dove verranno ospitati volontari e «turisti solidali».
Nell’ottica di un rinforzamento dello staff delle Caritas locali, altri 20 mila eurosono stati destinati alla copertura dello stipendio di due operatrici neoassunte da Caritas Hellas (Grecia) con l’intento di avviare i primi centri d’ascolto nel Paese (ne parliamo in uno dei box in alto in questa pagina).
Mille eurohanno permesso a un gruppo di 18 studenti del Liceo «Marinelli» di Udine di passare un periodo di 10 giorni presso la «Neos Kosmos Social House», dove hanno contribuito alla ristrutturazione, oltre che a svolgere attività di volontariato nei diversi servizi delle Caritas locali.
Per finire, grazie alla Campagna Quaresimale 2014, 30 mila eurohanno reso possibile la distribuzione di 750 pacchi di generi di prima necessità a famiglie bisognose individuate dalle parrocchie di tutta la Grecia.
«La diocesi di Udine è stata tra le prime ad aderire alla nostra proposta – ricorda il referente di Caritas Italiana, Feliciangeli -. Proposta che nasce direttamente da un appello di Papa Benedetto XVI nel 2012, nel momento cioè di crisi più forte qui in Grecia».
In che modo il Friuli è venuto incontro alla Grecia?
«Il contributo friulano, ed italiano più in generale, è stato fondamentale: siamo riusciti ad accompagnare le diocesi greche per cercare delle risposte a questa crisi a partire dalle esperienze delle Caritas italiane che hanno già sperimentato modalità operative efficaci nelle situazioni di maggior bisogno. Questa condivisione di esperienza è stata la base di partenza per una collaborazione che sta durando da più di un anno e proseguirà anche nei prossimi. Sia per aiutare i bisogni diretti, immediati, delle famiglie, sia per progetti di sviluppo di lungo periodo».
In particolare, per aiutare le famiglie più vulnerabili è nato Elpis. Di cosa si tratta?
«È stata la prima risposta a questa grave situazione di crisi economica. Grazie alla Diocesi di Udine e alle altre diocesi italiane, siamo riusciti a garantire un contributo alimentare mensile per 500 famiglie. Questo testimonia una situazione gravissima, che ancora, purtroppo, non è cessata. Sulla base dei dati che abbiamo raccolto al termine di questo secondo anno di intervento si è evidenziato che il 41% delle famiglie che hanno ricevuto il nostro aiuto sono famiglie nelle quali almeno un componente ha un lavoro, ma il reddito non è sufficiente a garantire nemmeno una risposta ai bisogni primari. Questo testimonia che la crisi, ancora oggi, tocca non solo famiglie estremamente vulnerabili ma anche famiglie “normali” che, purtroppo, a causa delle diminuzione dei redditi e dell’aumento delle tasse, non riescono neanche a coprire le spese più basilari».
La distribuzione di cibo, evidentemente, non può essere l’unica risposta…
«Esatto. È per questo che la Diocesi di Udine, insieme ad altre, ha dato il proprio contributo anche alla formazione dei colleghi della Caritas qui in Grecia. Ci sono state, anche in Friuli, delle visite degli operatori greci per capire come funzionano i centri d’ascolto italiani, di come farsi carico dei bisogni non solo attraverso la soddisfazione dei bisogni alimentari – che sono sicuramente importanti, ma non risolvono il problema -, ma anche mediante interventi più efficaci che possono andare un po’ più a fondo. Per concretizzare il classico proverbio dell’insegnare a pescare, e non soltanto fornire del pesce».
Da Udine è partito anche un nutrito gruppo di volontari. Com’è stato accolto il loro aiuto?
«La loro presenza è stata preziosa. Erano un bel gruppetto e hanno svolto un campo di volontariato ad Atene portando un contributo diretto nelle varie attività: dalla mensa dei poveri della Caritas alle parrocchie, al centro per la famiglia. Ma, soprattutto, hanno offerto un grande esempio di solidarietà e di sostegno di cui la comunità greca ha davvero bisogno per scacciare la sensazione – che è molto forte tra la gente, qui – di essere isolati e “dimenticati” dall’Europa».
In occasione delle recenti elezioni, Caritas Italiana ha pubblicato un dossier con dati tragici sulla Grecia: si parla di un aumento della mortalità infantile del 43% rispetto all’inizio della crisi e di un aumento anche dei casi di abbandono dei figli. Con l’avvento del nuovo primo ministro Tsipras sta cambiando qualcosa?
«Putroppo al momento ancora no. Ma c’è da dire che è poco più di un mese che c’è questo nuovo governo… Quel che è sicuramente cambiato è il fatto che in passato questi dati venivano nascosti, con l’intento di dimostrare che gli interventi del governo erano efficaci. Il nuovo primo ministro, invece, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica all’estero rispetto alla grave situazione che si vive in Grecia. Con recenti dichiarazioni ha detto che ora il suo primo obiettivo è quello di combattere la “crisi umanitaria” che si vive in Grecia. Bisogna vedere se sarà in grado di portarlo avanti. L’unica certezza, per ora, è che la situazione del Paese è drammatica, non solo per le famiglie, ma anche sul fronte dei conti pubblici. La Grecia è un paese che ancora non riesce a stare in piedi da solo».
L’Unione Europea ha concesso aiuti ancora per quattro mesi. Basteranno?
«Non credo proprio. Ci vuole tempo per attuare le riforme sperate, solo così si potrà risollevare il Paese, ma sicuramente questo non può avvenire nel giro di pochi mesi. Finora, dei 240 miliardi di euro concessi alla Grecia solamente l’11% è andato per il funzionamento dello Stato greco, tutto il resto è servito a pagare i debiti che il Paese aveva con le banche. Non ci sono state politiche di investimenti né d’incentivazione all’economia. Ripagare i debiti, certo, è importante, però quando la situazione è così grave ci vuole tempo; non si può pretendere che un debito assunto negli ultimi 30 anni sia ripagato in uno soltanto… Tant’è che siamo ancora in recessione. Le politiche fatte finora sono state fallimentari e la disoccupazione è tornata ad aumentare».
Il gemellaggio con il Friuli, e con l’Italia, dunque continua?
«Sicuramente. Anche perché sta portando frutti reciproci».
Marco Tempo e Valentina Zanella

 

 

Facebookyoutube