La malattia da virus Ebola (EVD), precedente mente nota come febbre emorragica da virus Ebola, è una malattia grave, spesso fatale, con un tasso di mortalità di circa il 50%, che in passato ha raggiunto anche il 90%. Si manifesta con la comparsa improvvisa di febbre, intensa debolezza, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola.
Ebola: che cos’è e come si tratta
La malattia da virus Ebola (EVD), precedente mente nota come febbre emorragica da virus Ebola, è una malattia grave, spesso fatale, con un tasso di mortalità di circa il 50%, che in passato ha raggiunto anche il 90%. Si manifesta con la comparsa improvvisa di febbre, intensa debolezza, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola. Sono i segni e sintomi tipici, seguiti da vomito, diarrea, esantema, insufficienza renale ed epatica e, in alcuni casi, emorragia sia interna che esterna.
I pazienti gravemente malati necessitano di terapia intensiva, sono spesso disidratati e hanno bisogno di liquidi per via endovenosa o di reidratazione orale con soluzioni contenenti elettroliti. Diversi vaccini sono in fase di sperimentazione, ma nessuno è disponibile per uso clinico in questo momento. Tuttavia, trattamenti adegua ti possono almeno curare i sintomi e garantire ai pazienti la necessaria idratazione, e prevenire complicanze tramite la somministrazione di anti biotici e antimalarici.
Come si trasmette
Un gruppo di ricercatori della Charité – Universitätsmedizin Berlin, in Germania, dicono di avere identificato la fonte della prima infezione del virus che ha portato all’ultima epidemia: il “paziente zero”. Tutto sarebbe partito da Emile Ouamouno, un bambino di due anni della Guinea che sarebbe stato infettato dal virus mentre giocava nei pressi di un albero nel quale viveva una colonia di pipistrelli. Se è vero che l’origine del virus non è nota, sulla base delle evidenze disponibili sono infatti i pipistrelli della frutta ad essere generalmente considerati i probabili ospiti del virus Ebola. Derivata dal contatto con animali infetti, l’epidemia in Africa occidentale si è poi diffusa attraverso la trasmissione da persona a persona: nei villaggi e nelle zone più remote i contatti frequenti tra ammalati e parenti hanno determinato la crescita esponenziale dei contagi. L’aumentata mobilità della popolazione locale e straniera sta contribuendo a far viaggiare Ebola più facilmente. Il ciclo vitale del virus fortunatamente è breve ma in compenso la sua trasmissione è molto rapida ed è veicolata dai fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche da sudore, lacrime o saliva, vomito o feci, oltre che dal contatto con aghi o coltelli usati dall’ammalato. Possono svolgere un ruolo nel contagio anche le cerimonie funebri in cui le persone hanno contatti diretti con il corpo del defunto che è altamente contagioso. Le persone decedute per Ebola, infatti, dovrebbero essere maneggiate con indumenti protettivi e guanti ed essere sepolte immediatamente, meglio ancora cremate. L’epidemia può inoltre diffondersi nelle strutture sanitarie, quando manca un adeguato controllo delle infezioni e le condizioni igienico-sanitarie sono insufficienti. In ogni caso, bisogna ricordare che Ebola non si diffonde con le modalità dell’influenza: anche per chi abita o ha viaggiato nelle zone colpite il rischio di infezione è basso, a meno che vi sia stata esposizione diretta ai liquidi corporei di una persona o di un animale contagiato, vivo o morto.
1976-2015: la diffusione di Ebola
Il virus è apparso la prima volta nel 1976 in due focolai contemporanei: in un villaggio nei pressi del fiume Ebola nella RD Congo, e in una zona re mota del Sudan. Ma è a partire da dicembre 2013 che si è registrata l’epidemia più estesa, in alcuni Paesi dell’Africa Occidentale, e in particolare Gui nea, Liberia e Sierra Leone. I casi finora (gennaio 2015) rilevati sono oltre 20.000, con più di 8.000 morti: l’epidemia più geograficamente diffusa di sempre, e la più diffi cile in termini di gestione/controllo. Per la prima volta, Ebola ha raggiunto le grandi città in quei Paesi, richiedendo per controllarla uno sforzo importante di cooperazione internazionale.
Emergenza Ebola in Sierra Leone
Il Paese più colpito è stato finora la Sierra Leone, con 10.000 casi e 3.000 morti (fonte: http://www.economist. com/blogs/graphicdetail/2015/01/ebola-graphics). Recentemente, a causa del virus, il governo di Freetown è arrivato alla decisione straordinaria di “cancellare” Natale e Capodanno, dichiarando cinque giorni di isolamento per tutto il nord della Sierra Leone (dove si sono registrati fino a 100 nuovi contagi al giorno) per limitare la diffusione dell’epidemia.
Quaresima 2015: cosa possiamo fare
La buona notizia è che negli ultimi giorni di gennaio 2015, l’epidemia di Ebola in Sierra Leone appare relativamente sotto controllo. Questo non significa che l’emergenza si possa dire conclusa, nè che le persone abbiano le risorse per affrontare lo strascico di problemi che Ebola ha portato, e continuerà a portare anche molto dopo il suo debellamento. Chi vorrà offrire una donazione in occasione della Quaresima 2015, sa che contribuirà a una serie di fondamentali interventi – rivolti anche al futuro, e al complicato periodo del “post-Ebola” – individuati dagli stessi Missionari che prestano servizio sul territorio: del personale dell’Ospedale Diocesano, chiusura per Contributo alle famiglie che hanno perso chi portava a casa i soldi per vivere Incentivo economico rivolto alle famiglie che avviano una piccola attività che assicuri un’entrata duratura Quaresima 2015: cosa possiamo fare La buona notizia è che negli ultimi giorni di gennaio 2015, l’epidemia di Ebola in Sierra Leone appare relativamente sotto controllo. Questo non significa che l’emergenza si possa dire conclusa, né che le persone abbiano le risorse per affrontare lo strascico di problemi che Ebola ha portato, e continuerà a portare anche molto dopo il suo debellamento. Chi vorrà offrire una donazione in occasione della Quaresima 2015, sa che contribuirà a una serie di fondamentali interventi – rivolti anche al futuro, e al complicato periodo del “post-Ebola” – individuati dagli stessi Missionari che prestano servizio sul territorio:
Contributo alle famiglie che hanno perso chi portava a casa i soldi per vivere Incentivo economico rivolto alle famiglie che avviano una piccola attività che assicuri un’entrata duratura “Adozione” di pazienti indigenti dell’Ospedale Diocesano, l’Holy Spirit Hospitaldi Makeni Contributo allo stipendio del personale dell’Ospedale Diocesano, a rischio chiusura per carenze economiche Acquisto generi alimentari per le famiglie in quarantena(21 giorni di isolamento) Contributo alle famiglie che “adottano” gli orfani asciati dall’Ebola “Adozione” di pazienti indigenti dell’Ospedale Diocesano, l’Holy Spirit Hospitaldi Makeni Contributo allo stipendio del personale dell’Ospedale Diocesano, a rischio chiusura per carenze economiche Acquisto generi alimentari per le famiglie in quarantena(21 giorni di isolamento) Contributo alle famiglie che “adottano” gli orfani lasciati dall’Ebola Come contribuire
Si può contribuire alla Campagna:
• in tutte le parrocchie della Diocesi
• Conto corrente postale: n° 65921272 Intestato a: Associazione Missiòn ONLUS
• Conto corrente bancario Presso: Banca Etica – Succursale di Treviso Viale Della Repubblica, 193/i – 31100 – Treviso Intestato a : Associazione Missiòn ONLUS IBAN: IT60 I050 1812 0000 0000 0115 995
Sono disponibili manifesti e dépliant per le parrocchie che vogliano diffondere l’iniziativa: il materiale si può ritirare presso l’Ufficio Missionario Diocesano, via Treppo 3, Udine.
Per informazioni: uff.missioni@diocesiudine.it
Ogni contributo è prezioso: ad esempio, bastano…
• 200€ per completare lo stipendio mensile di un dottore dell’ospedale di Makeni
• 100€ per comprare il cibo per una famiglia di 10 persone durante l’intero periodo di quarantena
• 50€ per sostenere per un mese una famiglia che ha adottato un bambino rimasto orfano a causa di Ebola
• 20€ per comprare per un mese il latte necessario a un bambino denutrito
• 10€ per curare una persona dalla malaria