Mons. Musie (Mose) Gebreghiorghis – Etiopia

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Il missionario laico si impegna a spedire una foto del bambino all’inizio del rapporto.
Negli anni successivi sarà impegno del missionario inviare un aggiornamento sulla realtà del villaggio, cercando, pero’, di evitare contatti diretti tra le famiglie che sponsorizzano ed i bambini.
Seguire un’attività di sostegno a distanza come viene inteso in Italia può avere degli effetti molto negativi sulle relazioni sociali all’interno di un villaggio

Dati generali del progetto
 
 

Sostegni a distanza nel villaggio di Shebraber,

Parrocchia di Santo Stefano Protomartire
Eparchia cattolica di Emdibir – Etiopia
 
Data: dicembre 2008
Paese: Etiopia
Località: Shebraber, Distretto di Ennemur, Zona Guraghe – Etiopia

Settore d’intervento: contribuire alle spese di mantenimento di una scuola materna attraverso i sostegni a distanza

 
Responsabili
In Etiopia: Il parroco di Shebraber, Padre Fikru Kebede
In Italia: Ufficio missionario della diocesi di Udine
 
Referente: Paolo Caneva, FD laico della diocesi di Udine, incaricato dal Vescovo di Emdibir, Abune Musie Ghebreghiorghis, di seguire i sostegni a distanza;
 
Contatti:
Mons. Musie (Mose) Gebreghiorghis
P.O. Box 62 – Emdibir – Guraghe Zone – Etiopia
 
 
 
 
E-mail: paolo.caneva@poste.it
 
 
 

Contesto generale

l’Etiopia è una nazione a statuto federale divisa in nove stati. Shebraber si trova nella Zona Guraghe appartenente allo stato del Sud (SNNPRS),
La zona Guraghe e’ divisa in sette distretti, chiamati in amarico Weredà, il distretto di Shebraber è Ennemur.
L’altitudine media della zona supera i 2.000 metri sul livello del mare, infatti si estende completamente sull’altipiano etiope. Il monte più alto, chiamato anche questo Guraghe, supera i 3.600 metri.
Molti sono i fiumi che la percorrono, portando acqua per tutto il periodo dell’anno, il più copioso è il Wube.
La zona è di circa 10.000 chilometri quadrati, la capitale amministrativa è la città di Wolkite.
C’è una sola strada asfaltata che la attraversa, la quale unisce la capitale dell’Etiopia Addis Abeba a Jimma, una città del sud nello stato dell’Oromia. Il tratto asfaltato all’interno della diocesi è di circa 100 chilometri. Le altre vie di comunicazione sono di sassi o di terra battuta, che però diventano difficilmente praticabili durante la stagione delle piogge che dura da giugno a settembre.
 
 

Contesto sociale

L’etnia maggiormente presente a Shebraber si chiama Guraghe come la regione in cui si trova. Sono persone molto laboriose con un forte attaccamento alla famiglia, che di solito è molto numerosa. Non sono pochi i casi in cui il nucleo familiare è composto da più di dieci persone. Il lavoro è una parte fondamentale della loro vita. Quasi tutti sono contadini, vivono in case di fango e paglia ed intorno alla capanna un piccolo campo da coltivare. La coltivazione maggiormente praticata è quella dell’ensete, comunemente chiamato falso banano, dal quale è possibile ricavare il coccio, una sorta di focaccia che è l’alimento base. Il fattore positivo del coccio è che, messo sotto terra, può essere conservato per oltre due anni. L’agricoltura che praticano ha tendenzialmente solo carattere di sussistenza, sono pochissimi i prodotti che riescono a commerciare.
 
 

Contesto religioso

Sono ancora molti coloro che hanno una religione animista, credono nel lampo, nell’albero o in altre manifestazioni della natura. Tendenzialmente i Guraghe sono Musulmani, diversi hanno abbracciato la religione protestante. Molte volte anche la fede diventa un fatto di interesse personale, le famiglie diventano praticanti di una religione a seconda di chi li aiuta, senza però averne le conoscenze.
 

Contesto locale

Il villaggio di Shebraber si trova ad est di Emdibir a circa 50 chilometri di distanza. Il parroco e’ Padre Fikru Kebede, e divide la canonica con Padre Gerremow Taredda che svolge la funzione di cappellano. Oltre a seguire le attivita’ nel villaggio di Shebraber collaborano nella gestione dei lavori nelle parrocchie di Kochera, Bazereche e Mekana.
 
Il villaggio di Shebraber è piuttosto esteso, conta più di 250 abitazioni. Non essendoci un’anagrafe è pero’ impossibile conoscere il numero esatto di persone, ma solo delle case costruite in una determinata zona. Secondo una stima che considera la famiglia etiope costituita da almeno 5 persone è possibile supporre che nel villaggio di Shebraber gli abitanti siano oltre il migliaio.
Nel villaggio non c’è corrente elettrica, nell’area recintata dove e’ costruita la Chiesa c’e’ un pozzo, che fu scavato oltre dieci anni fa’. Purtroppo l’acqua, che era una volta potabile, ora esce sporca con tracce di olio, ma per gli abitanti di Shebraber non c’e’ alternativa, sono costretti a berla. I sacerdoti, che hanno a disposizione un’automobile, devono andare nel villaggio di Attat a prendere l’acqua potabile, distante circa trenta chilometri.
Nel villaggio di Attat c’e’ un ospedale gestito dalla Chiesa Cattolica ed e’ il piu’ vicino al villaggio di Shebraber.  

Il sostegno

Il missionario laico si impegna a spedire una foto del bambino all’inizio del rapporto.
Negli anni successivi sarà impegno del missionario inviare un aggiornamento sulla realtà del villaggio, cercando, pero’, di evitare contatti diretti tra le famiglie che sponsorizzano ed i bambini.
Seguire un’attività di sostegno a distanza come viene inteso in Italia può avere degli effetti molto negativi sulle relazioni sociali all’interno di un villaggio. Le famiglie che non hanno i figli sostenuti diventano gelose nei confronti di chi ha il sostegno e la conseguenza può essere quella di atti di violenza o per lo meno di cattivi rapporti.
Nel caso in cui, come spesso si crede, il contributo economico è consegnato ai responsabili del bambino, si invogliano le persone a non lavorare in quanto ricevono quanto basta per vivere senza impegnarsi.

Finalità

Intervenire con i sostegni a distanza può essere molto utile per la comunità di Shebraber. L’intenzione e’ di utilizzare il ricavato per sostenere le spese ricorrenti della scuola materna. 
La scuola e’ un edificio molto piccolo costruito in fango con solo due aule. I bambini iscritti sono ottanta.
Ogni giorno i bambini ricevono un pranzo, viene servito del te e, a giorni alterni, pane o legumi. 
Due sono gli insegnanti assunti, una donna delle pulizie, una cuoca ed un guardiano. 
Nell’eventualità ci siano a disposizione dei fondi più cospicui, la cifra rimanente verrà utilizzata per acquistare il materiale didattico e le uniformi.
 

Esecuzione del progetto

Il denaro ricavato verrà consegnato a Padre Fikru Kebede che si impegnerà a dare un resoconto annuale di come sono stati utilizzati i fondi ricevuti.
 

 

Facebookyoutube