14 – 005 Costruzione di cappella Memoriale in ricordo di Padre Evaristo

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Quest’anno per noi Comboniani in Congo ricorre il Cinquantesimo anniversario della nostra presenza in Congo. Il nostro fondatore diceva spesso “ che le Opere di Dio nascono ai piedi della Croce”. La croce e il martirio ha segnato e reso fecondo l’inizio della nostra presenza in Congo.
Tra i martiri c’è un Friulano: P. Evaristo Migotti.

Progetto  14 – 005 Costruzione di  cappella Memoriale in ricordo di Padre  EVARISTO MIGOTTI – Un martire della nostra terra

 
  
 Paese : Rep. Dem. del Congo  
Località : Isiro (nord-est Congo)  
Responsabile e Referente :   Fr. Duilio Plazzotta   (Comboniano di Ligosullo)  

 Contesto generale:
Situata nel cuore del continente africano, la R.D. del Congo ex Zaire, occupa buona  parte del bacino del fiume Congo, ed ha un piccolo sbocco sull’Oceano Atlantico. Le  regioni centrali e settentrionali sono coperte da foreste pluviali e scarsamente abitate.  In questa zona vengono effettuate colture di sussistenza. Nel sud-est si eleva un altipiano  che a Shaba raggiunge i 1.000 m di altitudine. Qui si trova la grande ricchezza mineraria  del paese: rame, zinco, stagno, oro, cobalto, uranio. Intorno alle miniere si con- centra l’industria locale. Nel sud, coperto da savane, vive la maggior parte della popolazione.  Si producono cotone, arachidi, caffè e canna da zucchero, oltre al caucciù e  alla palma da olio. A est si trovano le maggiori miniere d’oro del mondo, e una grande  quantità di petrolio. Inoltre ci sono più della metà delle riserve mondiali di coltan, un  minerale usato per i microchip dei telefoni cellulari e dei computer, e che, talvolta, costa  all’oncia più dell’oro.  La storia del Paese è molto complessa. Dal XIV sec. regno e colonia a tempi alterni  sotto l’influenza del Portogallo e dell’Olanda sino al 1885, quando la regione venne  assegnata al re del Belgio, che ne fece uno stato indipendente quale sua proprietà  personale, assumendo il titolo di re del Congo. La produzione e la raccolta del caucciù  fece la fortuna di re Leopoldo. Nel 1908, dopo le proteste di un movimento di opinione  che coinvolse migliaia di persone sia in Europa che negli Stati Uniti, Leopoldo II  rinunciò al suo possesso privato e inserì il Congo nel novero delle colonie belghe.  Questo diede origine a un forte afflusso di coloni dall’Europa, data la grande ricchezza  del paese. Lo stato belga costruì strade aeroporti e ferrovie. Nella seconda metà del XX  sec., a seguito dell’avvento delle indipendenza africana causata dall’impossibilità delle  potenze europee di mantenere costosissimi imperi coloniali, la situazione degenerò, si  moltiplicarono le lotte intestine e il Belgio, non avendo più la possibilità di gestire direttamente  un impero così vasto e complesso, nel giugno del 1960 concesse  l’indipendenza al Congo, di cui divenne primo ministro Lumumba, uno dei principali  protagonisti della lotta per l’indipendenza. Tuttavia, data la complessità demografica  ed etnica del territorio, la realizzazione dell’indipendenza, fu tutt’altro che facile. Dal  1960 a tutt’oggi il Paese ha attraversato numerosi periodi di crisi, conseguenti a conflitti  interetnici, dietro i quali sovente si nascondevano interessi di potenze economiche  straniere e potentati locali, guerre civili, colpi di stato militari, guerre con gli stati confinanti,  alleanze varie con Stati europei ecc. Conflitti e guerre che hanno causato morti,  carestie e malattie nella popolazione.  
Contesto locale:
  Isiro è la capitale del distretto di Haut-Uele nella parte nord-orientale del Congo quasi  al confine con il Sudan. Si trova tra la foresta equatoriale e la savana e la sua risorsa  principale è il caffè. Ha una popolazione di 182.000 abitanti. Dista 65 km. da Rungu    dove dal 1963 si trova la  missione affidata ai Missionari  Comboniani. È terra   Isiro  di martiri: durante la rivoluzione  dei “Simba” nel  1964 furono fatti prigionieri  tutti i missionari e 4 di  loro vennero uccisi. Uno  di loro era il friulano Padre  Evaristo Migotti.  Questa la sua vita: padre  Evaristo era nato a Tomba  di Mereto il 24 ottobre  1922. Era un buon ragazzo  semplice e bravo. Entrò  in Seminario a Udine e poi  chiese di seguire la sua  vocazione missionaria tra i  Comboniani dove fu ordinato  sacerdote il 6 giugno   1948. Partì presto in Missione. In un primo tempo fu in Eritrea come insegnante presso   il collegio Comboni di Asmara. Nel 1953 venne inviato in Sudan dove operò sino al   12 gennaio del 1963 quando venne espulso. Rientrato in Italia chiese ai superiori di   ritornare in Africa. Venne inviato in Congo dove giunse il 5 marzo 1964 in piena guer   ra civile. Si impegnò subito per imparare il Lingala e qualcosa della lingua dei Mangbe   tu, popolazione tipicamente primitiva del nord-est del Paese tra i quali sarebbe vissuto.   Era molto dotato per le lingue, ne cono   sceva ben otto! La gente di Rungu imparò   presto a conoscerlo e a stimarlo per il suo   carattere semplice e buono e per la sua   disponibilità. Purtroppo la guerra civile del   1964 sconvolse la vita delle popolazioni   dell’allora Zaire. I ribelli Simba, dopo aver   preso tutta la regione del nord-est, instau   rarono la repubblica popolare del Congo   con capitale Stanleyville (Kisangani). Com   piendo massacri lungo il cammino, giunse- ro ben presto a Isiro dove uccisero diversi  missionari. Poi fu la volta della Missione di  Rungu, dove vivevano quattro missionari.  Fr. Carlo Mosca, unico sopravissuto, ha  raccontato quanto successo. I ribelli li han- no catturati nella foresta, dove si erano  rifugiati. Spogliati dei loro averi e con solo  una coperta li hanno rinchiusi in una ca- panna. Poi tolto loro scarpe e calzetti, con una camionetta, li hanno  portati verso il fiume  Bomokandi, a due km  dalla missione. Erano  circa le ore 22 di una  notte scura senza luna.  Fatti scendere dall’auto,  li hanno uccisi con un  colpo di fucile uno alla  volta. Padre Evaristo è  stato l’ultimo ad essere  fucilato. Poi i loro cadaveri  sono stati gettati  nelle acque del fiume.  
Obiettivo del progetto:    Costruzione a Isiro di  un piccola cappella in  memoria dei martiri  comboniani del dicembre  1964, tra i quali c’ è  anche il friulano padre  Evaristo Migotti, nel  cinquantenario del loro  martirio. 
 Costo del progetto:    Euro 2.500,00   
Puoi contribuire a questo progetto con una offerta libera nei seguenti modi: 
 

passando in sede presso il Centro Missionario Diocesano in Via Treppo, 3 (III piano)Conto Corrente Postale n° 65921272 Intestato ad Associazione Missiòn ONLUSBonifico Bancario sul seguente C/C: IBAN: IT03 K050 1812 1010 0000 0115 995 intestato ad Associazione Missiòn ONLUS BANCA: Banca Etica – Padova

 
 
 
Quest’anno per noi Comboniani in Congo ricorre il Cinquantesimo anniversario della nostra presenza in Congo. Il nostro fondatore diceva spesso “ che le Opere di Dio nascono ai piedi della Croce”. La croce e il martirio ha segnato e reso fecondo l’inizio della nostra presenza in Congo.
Tra i martiri c’è un Friulano: P. Evaristo Migotti.  
 
Invitati da Mons. De Wilde vescovo di Isiro Niangara ( Nord est del Congo) i primi otto missionari comboniani  arrivarono in questo grande Paese alla fine del 1963 e l’inizio del 1964. Tutti avevano lavorato nelle missioni del Sud Sudan da dove erano stati espulsi, perché testimoni scomodi, a causa della guerra di repressione del governo di Kathoum verso il Sud del paese. Ma proprio in questo periodo nel Congo era scoppiata e si stava propagando velocemente nel nord est la ribellione “Mulelista”. I nostri otto missionari che venivano da un’esperienza di sofferenza in Sud Sudan, si trovarono presto a condividere le sofferenze della gente delle loro nuove missioni. I cristiani del posto dicevano loro: “Noi sappiamo per quale ragione siete venuti, quando tutti gli altri stranieri se ne vanno. Loro amavano le nostre miniere, voi amate le nostre anime!”
I ribelli Simba dopo aver preso tutta la regione del nord est instaurarono la “Repubblica popolare del Congo con capitale Stanleyville (Kisangani). Compiendo massacri lungo il cammino giunsero ben presto a Isiro dove il 23 dicembre “64, uccisero diversi missionari tra cui P. Remo Armani. Dopo alcuni giorni  fu la volta della  Missione di Rungu (65km da Isiro). Qui ci sono quattro missionari: P. Lorenzo Piazza, P, Antonio Zuccali, Fr: Carlo Mosca e P. Evaristo Migotti, Friulano di Tomba di Mereto. Solo fr. Carlo ne uscirà vivo e da lui sappiamo cosa accadde quel 1 dicembre, Su consiglio della gente si erano ritirati in foresta a poco più di un chilometro dalla missione su consiglio dei cristiani.
 
“Era pomeriggio, il nostro guardiano venne a chiamarci così siamo usciti (eccetto p. Antonio che si era addentrato di più e che uscirà il giorno dopo) dalla foresta, prendendo il sentiero che porta alla missione. I ribelli erano là. C’erano dei camion. Ci minacciavano con le armi. Ma qualcuno ci ha detto “Non abbiate paura. Non vogliono ammazzarvi”. Ci hanno tolto gli orologi e tutto quello che avevamo. Ci hanno lasciato solo una coperta. Siamo stati condotti dal comandante. Hanno registrato i nostri dati e poi ci hanno rinchiusi in una capanna. Un ufficiale venne a dirci che saremmo stati condotti a Paulis (attuale Isiro), come i padri di Niangara e liberati in seguito…
Qualche ora più tardi arrivò il maggiore Olenga . Aveva l’aria di un posseduto e sbraitava: ‘Ci sono dei belgi? Gli Italiani, aggiunge, li uccideremo domani’. Un po’ più tardi si è presentato davanti alla nostra prigione gridando: ‘La vostra ultima ora è arrivata!’ Domandano ancora dei soldi a P. Lorenzo Piazza, ma non avevamo più niente. Quello che possedevamo o era già stato dato o era stato rubato. Dopo averci tolto scarpe e calzetti ci hanno caricato su di una camionetta e ci hanno portato verso il fiume Bomokandi, che scorre a due chilometri dalla missione. Eravamo in sei: tre domenicani e noi tre comboniani. I Simba che ci scortavano era cinque o sei. Noi eravamo veramente tranquilli: la serenità si vedeva sul viso di ognuno. Nessuno parlava. La Grazia del Signore ci dava conforto. Erano circa le 22, era buio. Era una notte senza luna e molto scura. I ribelli hanno attraversato il ponte poi sono fatto inversione fermandosi all’inizio del ponte verso Rungu, con i fari accesi. Mi hanno fatto scendere per primo e sedere sul bordo della strada a qualche passo dal ponte, girato verso la foresta. Prima di tirare un solo colpo di fucile (le loro munizioni scarseggiavano), il capo del gruppo di ordinò: “Fammi vedere la faccia!” Senza dire una parola ho obbedito. E’ partito un colpo, e ho sentito un forte dolore alla spalla sinistra vicino al collo. Ho avuto un istante di indecisione; se mi fossi girato avrei ricevuto un secondo colpo. Avevo la mente limpida. Ho avuto l’ispirazione di lasciarmi cadere sulla destra come fossi morto. Nel frattempo il sangue usciva a flotti dalla ferita. Dopo di me hanno fatto scendere i tre padri domenicani e li hanno uccisi alla mia destra. P. Lorenzo era seduto alla mia destra. Uno sparo ed è stato colpito in piena testa; è caduto senza emettere nessun grido.
L’ultimo ad essere fucilato fu P. Evaristo Migotti. Sceso dalla camionetta, e visto che il bordo della strada era ingombro di cadaveri, domandò con la sua abituale semplicità: “Wapi?” (dove? – in lingua Lingala e Swahili) come per domandare: “Dove devo mettermi?”
L’hanno fatto sedere vicino al ponte e un colpo è partito.
Il triste lavoro dei Simba era finito, e se ne sono allontanati velocemente.
Sentendo i colpi dei fucili, partiti i Simba dei curiosi si sono avvicinati. In seguito quattro uomini prendendoci per le vesti ci hanno trascinato i cadaveri e me trascinato al centro del ponte e ci hanno gettato nelle acque del Bomokandi.
 
( Dopo altre peripezie e piuttosto mal messo fr. Carlo sarà liberato dai paracadutisti belgi. P. Antonio verrà ucciso il 2 dicembre sul ponte del fiume Rungu vicino alla missione. Gli altri tre comboniani della missione di Ndedu furono fatti prigionieri e dopo mesi di torture, privazioni e minacce, verranno liberati per l’intervento di un greco e di mons Baroni vescovo di Khartoum ) .
 
Ma chi era P: Evaristo?
 
Era nato a Tomba di Mereto il 24 ottobre 1922. Era un buon ragazzo semplice e bravo. Entrò nel seminario della diocesi di Udine, e poi chiese di seguire la sua vocazione missionaria tra i Comboniani. Entrò nell’Istituto nel 1942 e fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1948. parti presto per la Missione. In un primo periodo fu in Eritrea come insegnante al Collegio Comboni di Asmara. Nel 1953 i superiori lo inviarono in Sudan e il 12 gennaio del 1963 fu espulso. Giunto in Italia insisterà per poter ripartire subito per l’’Africa. I superiori lo inviarono in Congo dove giunse il 5 marzo 1964. Si impegnò subito per imparare il Lingala, e qualcosa della lingua dei Mangbetu, tra cui avrebbe vissuto. Era dotato per le lingue. La gente di Rungu imparò a conoscerlo e stimarlo per la sua disponibilità e per il suo bel carattere semplice e buono.
 
“Wapi?”
 
Fr. Carlo Mosca ci testimonia che, condotti al macello e pur restando sereni nessuno dei missionari parlava. Questa semplice parola pronunciata da P. Evaristo è l’unica che è stata detta sul ponte del Bomokandi. Personalmente la sento densa di significato. Non era solo domandare di indicare il posto in cui mettersi. E’ come se il grande cuore di P. Evaristo esprimesse ciò che sentiva e dicesse:
 
Wapi?             “Guardo la morte in faccia, non ho paura e non mi tiro indietro!”              
 
Wapi?             “Questo è nei piani di Dio, e io ci sto!
 
Wapi?            “eccomi sono disponibile a dare la mia vita per Cristo, per la nostra missione e per la   
                         nostra gente!”
 
Wapi?             “Il mio cuore è in pace. Non vi porto rancore e vi perdono.
 
Wapi?             “I miei confratelli mi hanno preceduto, li seguo con gioia!”
 
Wapi?             “Guardateci e che il nostro sacrificio porti la pace in questo Paese martoriato!
 

Sul ponte del Bomokandi una semplice croce di ferro e una lapide ricorda il loro sacrificio

 

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