Non chiudiamo gli occhi

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Braccio operativo del Centro Missionario diocesano, l’associazione Mission onlus ha recentemente approvato il bilancio sociale 2012. Un momento importante perché consente di fermarsi a guardare quanto fatto per sostenere le attività di promozione umana dei tanti missionari. Non solo numeri dunque – a breve consultabili online sul sito di Mission onlus –, ma attività, progetti, realizzazioni che

 
Braccio operativo del Centro Missionario diocesano, l’associazione Mission onlus ha recentemente approvato il bilancio sociale 2012. Un momento importante perché consente di fermarsi a guardare quanto fatto per sostenere le attività di promozione umana dei tanti missionari. Non solo numeri dunque – a breve consultabili online sul sito di Mission onlus –, ma attività, progetti, realizzazioni che guardano a un mondo più giusto e più equo. Ne abbiamo parlato con Stefano Comand che di Mission onlus è il segretario.
La relazione morale ha un titolo d’impatto, «Crisi della solidarietà e solidarietà nella crisi». Un invito ad avere uno sguardo di respiro ampio e non farsi sopraffare dalla tentazione di chiudersi solo nei propri problemi?
«Sì, vuole ribadire il concetto che, pur vivendo in un periodo di grande crisi economica, non possiamo dimenticare il tema della solidarietà, anzi, è un tema che non può che essere rafforzato. E se è vero che va rafforzata la solidarietà verso l’interno, nei nostri paesi, verso le nostre comunità, allo stesso tempo è importante e fondamentale rafforzare la solidarietà verso chi sta peggio in varie parti del mondo. Disgiungere queste due solidarietà sarebbe un errore gravissimo ed è proprio quello che si tende a fare. Non ci sono soldi e allora la prima cosa che si taglia è la solidarietà, soprattutto verso chi è lontano, perché dobbiamo pensare ai vicini. Ma non si può pensare ai vicini se non si ha uno sguardo sul mondo. Noi abbiamo cercato comunque di rafforzare i nostri impegni verso i vari Paesi di missione che sono in tutto il mondo».
Le vostre attività seguono essenzialmente tre grandi direttrici.
«Sì, il primo capitolo di attività è quello che riguarda la formazione e l’informazione sul territorio, il secondo è il sostegno a distanza, mentre il terzo è costituito dalle microrealizzazioni».
Partiamo dall’attività sul territorio.
«Ogni anno co-organizziamo il corso “Solidarietà per Azioni” che, dopo una prima preparazione, dà la possibilità a giovani e meno giovani di fare un’esperienza, generalmente di un mese, in qualche missione. L’edizione 2012 aveva per titolo “Per un’economia di giustizia e un’economia solidale” proprio ribadendo i concetti di una solidarietà attenta nonostante la crisi. A questo corso hanno partecipato parecchie persone. Ci sono stati anche dei momenti pubblici che hanno dato l’opportunità a molti di approfondire questo tema. C’è poi il Centro di documentazione pace e mondialità che abbiamo continuato a sostenere per offrire a operatori e insegnanti strumenti per poter realizzare percorsi di educazione alla mondialità».
Un accompagnamento prezioso, questo, per insegnanti e operatori. Ma c’è anche il vostro intervento diretto nelle scuole con l’approfondimento di tematiche specifiche e mirate.
«Sì, portiamo avanti le attività nelle scuole assieme alla Caritas, proponendo cinque percorsi che riguardano il disagio femminile, lo studentato internazionale di pace, ma anche il reinserimento degli ex bambini soldato nella Repubblica democratica del Congo. Da qui si parte per parlare di armi, di bambini soldato e diritto all’istruzione. Un percorso poi aiuta a guardare alla povertà, a come fare per combatterla, nei nostri paesi e anche altrove. E infine un percorso sui marittimi perché la Caritas ha un progetto a Porto Nogaro».
Parlando invece dei sostegni a distanza, dove vengono inviati e quali attività sostengono?
«In maggioranza li inviamo in America Latina (59,3%). Seguono l’Africa (14,82%), l’Asia (14,02%), l’Europa (8,02%) e chiude il Medio Oriente con qualche progetto in Libano (3,84%). Una particolare attività ce l’abbiamo in Camerun dove c’è padre Renato Tosatto, un missionario Saveriano originario di Mortegliano. A Golompoui, nell’estremo Nord del Paese, siamo infatti impegnati in un progetto di sostegno scolastico e sanitario per i bambini di una locale scuola cattolica che conta 292 allievi provenienti da diversi villaggi. L’obiettivo è garantire a questi bambini la possibilità di continuare a frequentarla, assicurando loro materiale scolastico e quant’altro. E dal punto di vista sanitario i bambini vengono visitati dal medico camerunense che collabora con i dispensari diocesani».
Ultimo tassello è quello relativo alle micro-realizzazioni.
«Qui a essere finanziati in percentuale maggiore sono i progetti in Africa (84,21%), seguono l’Asia (10,53%) e l’America (5,26%). Tra questi progetti sicuramente quello più impegnativo per noi, e che ha anche avuto un contributo dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, è quello realizzato a Emdibir, una località a 220 km da Addis Abeba, in Etiopia. Qui la diocesi ha costruito due edifici destinati a una scuola professionale, ma la parte più difficoltosa è trovare dei formatori, o meglio gli insegnanti hanno spesso bisogno di un’ulteriore formazione. Ad oggi sono stati individuati gli insegnanti e formati per la scuola edile, la carpenteria metallica, informatica e taglio e cucito. C’è ancora parecchio da fare, serve infatti far partire la scuola agraria».
Tutti questi progetti puntano molto alla formazione, quindi non assistenza, ma formare, far crescere perché questi Paesi possano camminare con le loro gambe.
«Certo, i microprogetti e direi tutti i sostegni a distanza sono volti a fare sì che i bambini e i ragazzi abbiano l’opportunità di studiare. Siamo infatti convinti che i Paesi cambino e crescano quando dal loro interno nasce una spinta allo sviluppo e questo può avvenire attraverso la formazione di nuove generazioni che diano una svolta alla loro storia, staccandosi da una situazione statica per innescare nuovi processi per lavorare e quindi per creare nuove opportunità».
Anna Piuzzi
 
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