2004 – Congo. Un comune desiderio di pace tra le due chiese

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

ALCUNE NOTIZIE SUL CONGO

Il paese si chiamò Congo Belga fino al 1960, anno in cui raggiunse l’indipendenza proclamando la Repubblica democratica del Congo; nel 1971 cambiò il nome in Zaire e nel 1997 ha assunto la denominazione di Repubblica democratica del Congo. Ha una superficie di 2.344.885 km² e un’estensione costiera di 37 km; la sua capitale è Kishasa.

Con uno dei tassi di crescita demografica più alti di tutta l’Africa, la Repubblica democratica del Congo ha una popolazione di 53.624.718 abitanti (censimento del 2001) e una densità di 23 unità per km2, distribuiti soprattutto lungo il basso corso del fiume Congo e nelle alte terre orientali. La speranza di vita nel 2001 era di 48,9 anni.

La popolazione del paese, in maggioranza occupata nell’agricoltura, comprende più di 200 gruppi etnici, per l’80% di lingua bantu. Gruppi di origine sudanese vivono al nord; nilotici, pigmei e altre etnie sono presenti in varie zone del paese. I più numerosi sono i kuba, i bakongo, i mongo (tutti bantu) e i mangbetu-sandé (camitici). Ridotto è il numero degli europei rimasti.

Nel paese si parlano più di 200 dialetti e quattro lingue, lo swahili nell’est, il kikongo nell’area tra la capitale e la costa, lo tshiluba al sud, il lingala lungo il Congo. Il francese è la lingua ufficiale.

Circa il 75% della popolazione è cristiana, soprattutto di fede cattolica, ma numerosi sono anche i protestanti; diffusi sono i culti animistici e sette che professano forme di sincretismo religioso.

La Repubblica indipendente del Congo fu proclamata a Léopoldville il 30 giugno del 1960; Joseph Kasavubu fu nominato presidente, mentre Lumumba assunse la guida del governo. Il periodo che seguì l’indipendenza fu caratterizzato da violenti scontri originati da conflitti etnici e politici, nonché dall’intervento, non disinteressato e non sempre legale, delle multinazionali che sfruttavano le risorse del paese. Proprio con il sostegno di una multinazionale belga. l’11 luglio 1960 Moïse Ciombe, leader della Conferenza delle associazioni del Katanga (Conakat), proclamò la secessione della provincia del Katanga e Lumumba chiese l’intervento dell’ONU.

Il 5 settembre 1960 Kasavubu destituì Lumumba e il 13 le forze dell’ONU si ritirarono, mentre l’esercito congolese, guidato dal colonnello Joseph-Desiré Mobutu, sostenitore di Kasavubu, assumeva il controllo del paese. Il 29 settembre il presidente Kasavubu affidò il governo a Mobutu. Lumumba fu assassinato, in circostanze mai chiarite, nel febbraio 1961.

Nel 1965 Mobutu depose Kasavubu e prese il potere. Nel 1970 fu eletto presidente. nel 1971 il nome del paese mutò in “Zaire”.

Lo Zaire, con le sue enormi risorse minerarie, restò oggetto della rivalità franco-statunitense: fino all’ultimo la Francia accordò il proprio sostegno al presidente Mobutu e al suo regime corrotto (il patrimonio del presidente si calcolava in 10.000 miliardi accumulati in 32 anni di dittatura); gli Stati Uniti, al contrario, appoggiarono più o meno apertamente le forze di opposizione.

Tra queste si affacciò l’Alleanza democratica delle forze di liberazione del Congo-Zaire guidata da Laurent-Désiré Kabila, che, alla testa di un esercito di guerriglieri formato soprattutto di tutsi banyamulenge della regione del Kivu, avanzo verso la capitale chiedendo la resa incondizionata di Mobutu. Dopo lo scioglimento del Parlamento si intensificarono i tentativi di mediazione dell’ONU e del presidente sudafricano Nelson Mandela, che non ebbero alcun esito. Il 18 maggio 1997 i ribelli conquistarono la capitale Kinshasa, abbandonata pochi giorni prima da Mobutu.

Agli inizi del 1998 l’ONU ha accusato le truppe di Kabila per l’esteso massacro di civili perpetrato durante la lotta contro il regime di Mobutu. Nell’ agosto 1998 è scoppiata la rivolta dei tutsi banyamulenge, che appoggiati da Ruanda e Uganda, hanno conquistato il Kivu e sferrato un attacco contro l’esercito di Kabila. Questi ha evitato la sconfitta solo grazie all’intervento a suo favore di Angola, Ciad, Namibia e Zimbabwe, le cui truppe hanno respinto l’offensiva banyamulenge. I ribelli e gli eserciti loro alleati hanno tuttavia stabilito il controllo su intere province del Nord del paese.

Nonostante la debolezza del regime di Kabila il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), il fronte in cui si sono raccolte le opposizioni armate a Kabila, non è riuscito a ottenere apprezzabili risultati, anche per le forti divisioni nella sua leadership.

Nella primavera del 1999 gli scontri tra l’esercito governativo e le forze dell’RCD sono riprese con forza. In luglio, tuttavia, i rappresentanti dei paesi coinvolti nel conflitto si sono incontrati a Lusaka, dove hanno stabilito un cessate il fuoco al quale in settembre ha aderito anche l’RCD. Dopo diverse violazioni dell’accordo, nell’aprile 2000 è stata raggiunta una nuova tregua. Nonostante i ripetuti tentativi di mediazione attuati da diversi importanti esponenti politici africani, il conflitto nel tormentato paese africano, definito anche, per il coinvolgimento di diversi paesi, “guerra mondiale africana”, ha continuato a divampare soprattutto nel Nord. Nel gennaio 2001, Kabila è stato ucciso in un oscuro tentativo di colpo di stato. Al suo posto pochi giorni dopo è stato nominato il figlio Joseph Kabila, un ufficiale delle forze armate.

LE PREMESSE PER UN GEMELLAGGIO

La diocesi di Uvira copre un territorio di 36.000 Km2, nella regione del Sud Kivu, estendendosi dalle coste del lago Tanganica, ai confini con Burundi e Ruanda, fino alla catena dei monti Mitumba. La capitale del Kivu è Bukavu, a Nord Est di Uvira.

La diocesi conta circa 1 milione d’abitanti, di cui il 50% sono cattolici, distribuiti su 18 parrocchie. Ci sono 42 sacerdoti, di cui 31 diocesani, e 15 religiose. Le maggiori fonti di reddito per la gente sono la pesca, l’agricoltura e gli scambi commerciali, soprattutto con Burundi e Tanzania. Nella diocesi convivono circa 15 tribù, di cui le principali sono i Bambembe, i Bavira e i Bafulero.

Già da diverso tempo alcuni missionari friulani operano in questa diocesi: padre Faustino Turco, Saveriano di Talmassons, si trova a Kitutu; padre Stefano Della Pietra, sempre Saveriano, di Bressa, si trova a Luvungi. Don Elia Leita, sacerdote diocesano (Fidei Donum) di Pasian di Prato, opera attualmente a Kalundu (nella periferia di Uvira). Il Vescovo di Uvira, Mons. Jean-Pierre Tafunga, ci ha recentemente visitato per porre le basi del gemellaggio, prospettando alla nostra Diocesi di prendersi particolare cura della parrocchia di Mboko (Bufalo), a circa 40 Km da da Uvira. Don Elia si trasferirà in quella parrocchia e a lui si aggiungerà fra poco Don Fabio Varutti, di San Vito di Fagagna, attualmente a Mambasa (Nord Kivu).

Su queste basi si stanno programmando diversi progetti nei seguenti settori:

  • Evangelizzazione (attività legate all’annuncio ed alla catechesi)
  • Sostegno alla Chiesa locale (aiuto strutturale, rafforzamento, formazione)
  • Sociale
  • Scolastico
  • Sanitario
  • Promozione socio economica (agricoltura, micro-crediti, piccole infrastrutture, mutuo soccorso, ecc.)
  • Pace, diritti umani e riconciliazione.

I progetti verranno definiti con ampio coinvolgimento delle comunità e dei sacerdoti di Uvira.

Facebookyoutube