Motivazioni teologiche e pastorali
- Il compito dell’evangelizzazione e promozione umana in una terra e in un popolo, spetta di diritto alle Chiese locali e non è corretto intervenire dall’esterno, in modo consapevole o inconsapevole, in quel territorio senza tener conto che già è presente una Chiesa locale.
- Quando si è chiamati da una emergenza o da una situazione di bisogno di evangelizzatori ed operatori, l’atteggiamento teologico ed ecclesiale più corretto, per servire il Regno mediante quella Chiesa, è quello di chi vuole prima di tutto imparare, ascoltare in profondità la realtà personale, sociale, culturale, storica, civile ed ecclesiale delle comunità e popoli che si incontrano nello spirito di cooperazione. Questo avviene nello stile ed atteggiamento del dialogo e dello scambio.
- Lo scambio di doni (non semplicemente l’aiuto) come viene vissuto e attuato nella Chiesa primitiva: “Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comunità; la Macedonia e l’Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme. L’hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali. Fatto questo e presentato ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi. E so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo. Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l’amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità, sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen” (Rm 15,25-32).
- La comunione si fonda nella reciprocità e si visibilizza nello scambio dei doni. La Chiesa è per sua natura una comunità di ricezione. I rapporti di reciprocità vanno impostati, continuati e reimpostati.
- La missione è un fatto di fede, è l’indice della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi. La reciprocità e l’evangelizzazione (laicamente: comunicazione) ha la sua radice nella gioia della fede. Dove non c’è comunicazione (apertura) di questa, dove non c’è missionarietà, manca una coscienza viva della fede. La reciprocità richiama la cooperazione e questa impegna tutti i cristiani in vista dell’evangelizzazione. La cooperazione fra le Chiese diventa un segno di evangelizzazione nel Paese. La cooperazione realizza un interscambio di carità ecclesiale e di dinamismo missionario. Diviene una qualità essenziale nel coinvolgere e raggiunge l’uomo concreto e i popoli nel loro contesto vitale.
- Le comunità potenziano i vincoli, le relazioni fraterne con caratteristiche creative e dinamiche. La cooperazione, nell’evangelizzazione, si realizza nella prossimità, nell’ascolto, nel saper dare e ricevere.
Gemellaggi e rapporti solidali
- Sono un valido strumento per esprimere la solidarietà di Chiese diocesane italiane nei riguardi di Chiese sorelle all’estero.
- Sono un’occasione per rivedere la propria impostazione pastorale e uno stimolo per far crescere la mentalità di comunione allargata.
- È una opportunità per favorire il passaggio dalla carità come elemosina episodica, alla carità come condivisione; dalla carità che dà cose a quella che offre disponibilità, attenzione, coinvolgimento in prima persona dei vari componenti la comunità.
- Per le Chiese sorelle è un’opportunità per responsabilizzare la gente ad una responsabilità diffusa e partecipazione alla edificazione della propria comunità e sviluppo.
Dimensione pastorale
- I gemellaggi da semplici fatti di solidarietà si possono trasformare in avvenimenti pastorali coinvolgenti la comunità cristiana in un progetto pastorale unitario.
- La comunità acquista la consapevolezza della propria crescita maturando il senso di accompagnamento, percorrendo un tratto di strada assieme.
- La comunità matura il valore della reciprocità, viene educata all’attenzione dell’altro, al coinvolgimento, alla condivisione, a rivedere i propri modelli di vita, a saper ricevere, a mettersi in discussione, a crescere assieme.
- La comunità cresce nella comprensione, nella pazienza condividendo le situazioni della vita quotidiana, le paure, le tensioni e gli interrogativi ad essa legati. La prossimità favorisce il superamento del pregiudizio e del facile giudizio.
- La comunità impara la fedeltà e la continuità dell’impegno nel tempo. Sperimenta l’importanza del percorrere una strada assieme e della fedeltà e consolidamento dei legami che si stabiliscono.
Implicazioni pastorali
- A partire dall’esperienza della condivisione. La Chiesa e comunità è chiamata a misurarsi con sensibilità nuove, nuove culture e religioni, problematiche ecclesiali, politiche, sociali ed economiche diverse e problematiche.
- A partire dalla propria visione ecclesiale. La Chiesa, comunità sperimenta che la missione e la carità non sono un momento, un episodio della Chiesa e della propria vita di fede, ma la dimensione costitutiva delle stesse. La Chiesa è chiamata a testimoniare ed annunciare con gesti e segni significativi.
- La carità/missione va vissuta in modo sistematico, costante e in un orizzonte senza confini, non come un impegno periferico, episodico e una generica istanza etica. Per questo prospera all’interno di una pastorale organica che utilizza organismi di educazione, sensibilizzazione, responsabilizzazione e coinvolgimento delle persone e comunità.
- I soggetti che interagiscono sono Chiese sorelle e comunità cristiane. Queste vogliono vivere la comunione e la condivisione, la solidarietà (importanza di dare ai poveri i mezzi, sostenere il loro diritto di condividere i beni della terra e promuovere il loro compito e ruolo nell’evangelizzazione. “È la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, vincere atteggiamenti e strutture di peccato, perdersi a favore dell’altro, servirlo invece di opprimerlo per proprio tornaconto” … Sollicitudo R.S.) e la sussidiarietà. Queste richiedono una pianificazione congiunta, da trasparenza ed affidabilità, da apertura e sensibilità ai bisogni altrui.
- Sottolineare e proporre un’immagine positiva e degna della Chiesa sorella evitando gli stereotipi, cogliendo non solo le tragedie e miserie, ma anche le speranze e i successi. Dobbiamo rivedere, ad esempio, l’immagine che abbiamo sull’Africa e i poveri, soprattutto se avvertiamo che anche i nostri Missionari contribuiscono a diffonderla e consolidarla.
- Quando una comunità si attiva nello stile della reciprocità è attenta:
- Alla cultura e stili di vita;
- Al contesto ecclesiale (proprio e dei fratelli);
- Al dialogo con i responsabili ecclesiali;
- Alla sinergia pastorale tra i vari ambiti e settori (coinvolge i soggetti ecclesiali della pastorale).
Occorre permeare il nostro lavoro con i tre principi di evangelizzazione:
- Annuncio/denuncia;
- Formazione/trasformazione;
- Servizio/testimonianza.