La fede nell’Incarnazione di Gesù, Signore, accanto a quella sull’identità trinitaria/relazionale di Dio, ci consegna il cuore e la specificità dello sguardo sulla nostra vita personale e sulla storia umana. Non c’è situazione, fatto, evento, incontro, cammino, luogo di vita che non manifesti e riveli la presenza amorosa e liberatrice del Dio della Vita. Gesù è stato il rivelatore di questa presenza del Padre, abitando e percorrendo i luoghi più marginali della società e incontrando le persone segnate non solo dal disprezzo dei “buoni”, ma ritenute escluse anche dalla salvezza divina, perché non meritevoli, indegne e impure.
Invece Gesù ci ha testimoniato che Dio Padre è tale perché è discretamente presente in tutti i luoghi e situazioni della vita, perché non fa “preferenza di persone”, perché mette in gioco la sua onorabilità di Padre proprio con gli ultimi, i più fragili tra i suoi figli, coloro che, per cause molto misteriose o provocate, hanno percorsi di vita “fallimentari”.
Dio Padre non si manifesta solo in tempi di gloria, di celebrazioni imperiali per gli “eroi della fede e della carità”, di adunate oceaniche, di consensi plebiscitari, di conquiste coloniali ed espansioni proselitiste, ma è presente anche in tempi “anonimi, grigi, insipidi, superficiali, volubili, accidiosi, annoiati”. Come quelli di oggi, che confondono l’eccitazione e la frenesia con la felicità e la gioia di vivere. Il presente assomiglia molto a quelle lunghe camminate dove non si scorge più il luogo da dove si è partiti e non si intravvede ancora la meta. Siamo proprio nel mezzo del guado o, con un’immagine biblica, nel cuore dell’Esodo, nel deserto.
Ebbene il Signore Gesù nasce in una grotta e ci porta una gioia autentica che viene dall’alto, che si innesta nel tronco della speranza, che il cuore coltiva con perseveranza in mezzo a tante frustrazioni e parziali sconfitte. I media fanno fortuna e occupano l’immaginario e il reale della quotidianità della maggior parte di noi offrendoci dosi insopportabili di disgrazie e morte. L’angoscia che alimentano ci fa disperati o ribelli, distanti e individualisti, estranei e sospettosi verso chi incontriamo, chiusi al futuro. Nessuno, però, cambia stili di vita e le violenze domestiche sono la testimonianza crescente che le nostre case sono diventate luoghi di sospetto e di morte, soprattutto per le donne.
In questo contesto di caduta delle sicurezze e di fibrillazione universale, gli Angeli ci cantano: “Pace in terra alle persone amate dal Signore!”. È solo nell’accoglienza di questo annuncio che incomincia e continua una storia diversa, un principio/inizio di creazione per una terra e cieli nuovi. Lo sappiamo da molto tempo e lo contempliamo osservando, come i bambini, il presepe che abbiamo costruito in casa e nelle nostre chiese; lo conserviamo nel cuore come un tesoro e una perla di gran valore; lo offriamo a tutti coloro che incontriamo come frutto maturo di una sapienza vera, che dà senso e prospettiva alla vita di tutta l’umanità.
Il bene che si semina e mette radici ogni giorno non fa rumore. È discreto e silenzioso come l’acqua che bagna la campagna, come il sole che illumina e riscalda, come la brezza che rinfresca nella calura. La quotidianità è il luogo principe della rivelazione dell’amore di Dio e del servizio alla vita dei fratelli e sorelle. Tutti ci alziamo al mattino e desideriamo vivere situazioni importanti e straordinarie. Così non diamo importanza alle cose e situazioni che viviamo perché le riteniamo “troppo piccole e insignificanti”, invece sono la normalità, il luogo e il tempo dove avviene la nostra salvezza. È opportuno imparare a far emergere la presenza del Signore in queste realtà apparentemente “profane” della nostra vita e della storia. L’amore non ha bisogno sempre di gesti, azioni ed eventi straordinari.
Mentre re e profeti sapevano tutto sul Messia, lui nasce con sorpresa “fuori dalla città” e offre un senso alla esistenza di tutti i poveri del mondo. Anche noi si dovrà imparare a camminare, al seguito di una stella, verso i luoghi dove il Signore ci invia a vivere abitualmente ogni giorno. Prima di attendere miracoli straordinari e soluzioni “magiche” per le problematiche che si presentano sfacciatamente sui palcoscenici del mondo impariamo a scoprirlo e raccontarlo nella vita “povera e vera” che viviamo. Il Signore è nato in una grotta/caravan serraglio e non negli alberghi di Betlemme e ha dato senso e valore alla vita di tutti.
Buon Natale a voi tutti missionari e Missionarie del Vangelo da parte di quanti operano in Parrocchia e Diocesi nella collaborazione tra Chiese sorelle. Siete la benedizione del Padre nella vita quotidiana della gente con cui condividete le sofferenze, le speranze e la Bella Notizia di una vita più giusta e in pace.
Don Luigi Gloazzo
Direttore CMD