L’obiettivo dell’iniziativa è quello di combattere l’epidemia di Ebola – aggravatasi dal dicembre 2013 con oltre 8 mila morti -, sostenendo le attività dei missionari friulani in servizio nella Diocesi di Makeni, in Sierra Leone, il Paese che sta pagando il prezzo più pesante di questa emergenza sanitaria. Qui sono, infatti, 10 mila i contagi e oltre 3 mila i morti (fonte: The Economist). Recentemente, a causa del virus, il governo di Freetown è arrivato alla decisione straordinaria di “cancellare” Natale e Capodanno, dichiarando cinque giorni di isolamento per tutto il nord della Sierra Leone (dove si sono registrati fino a 100 nuovi contagi al giorno) per limitare la diffusione dell’epidemia. Cinque giorni con negozi e mercati chiusi, e traffico consentito solo ai veicoli autorizzati: niente festeggiamenti né riunioni di famiglia, in un Paese la cui popolazione è per un quarto cristiana (durante la messa non ci si dà più il segno della pace). Ovunque i soldati hanno pattugliato le strade per vigilare il rispetto dei divieti, fermando le persone ai posti di blocco per misurare loro la temperatura e far lavare le mani con la candeggina: una vera e propria quarantena di massa.
Il problema della quarantena
A costituire un drammatico problema sociale collaterale è proprio la quarantena. I parenti delle persone contagiate e dei deceduti vengono infatti mantenuti in una zona di isolamento dalla quale non possono allontanarsi per nessun motivo: per i generi di prima necessità non possono fare altro che contare sugli aiuti del governo, del volontariato e dei missionari. Oltre a non potersi guadagnare uno stipendio né avere accesso ai servizi essenziali, chi è in quarantena subisce lo stigma dell’“untore”. Se si viola l’area di isolamento per cercare acqua e cibo per sé ed i propri cari, ciò a cui si va incontro è spesso paura e rifiuto per “la gente dell’Ebola”: così vengono chiamati quanti tentano la fortuna uscendo dal “confino” degli infetti.
L’attività dei padri Saveriani
E l’attività dei padri Saveriani, con cui la Diocesi di Udine è in contatto – in particolare con padre Carlo di Sopra, originario di Rigolato -, che operano nella missione di Makeni (capoluogo del distretto di Mombali, nel nord della Sierra Leone) risponde proprio a questa necessità basilare: provvedere al sostentamento dei nuclei famigliari posti in quarantena. Per 21 giorni (durata della quarantena, in base al periodo di incubazione del virus) le famiglie che hanno avuto al loro interno dei casi di Ebola vengono isolate in casa, e non possono più circolare liberamente fino allo scadere di tale periodo. Questa misura d’urgenza comporta diversi disagi, non ultimo quello di non sapere come procurarsi i generi necessari per la propria sopravvivenza. Nonostante i rischi che tale attività comporta, i missionari Saveriani hanno quindi cominciato una capillare opera di reperimento e distribuzione di alimenti alle famiglie in quarantena.
Al contempo, contribuiscono al sostegno finanziario delle strutture ospedaliere che necessitano delle risorse economiche per il loro stesso funzionamento, laddove la scarsità di mezzi e di risorse umane si fa sentire incessantemente. Non va infatti dimenticato che i pazienti gravemente malati necessitano di terapia intensiva, sono spesso disidratati e hanno bisogno di liquidi per via endovenosa o di reidratazione orale con soluzioni contenenti elettroliti. Diversi vaccini sono in fase di sperimentazione, ma nessuno è disponibile per uso clinico in questo momento. Tuttavia, trattamenti adeguati possono almeno curare i sintomi e garantire ai pazienti la necessaria idratazione, e prevenire complicanze tramite la somministrazione di antibiotici e antimalarici.
A complicare il tutto si aggiunge la generalizzata paura del contagio, sia da parte dei pazienti, i quali spesso rinunciano a recarsi in ospedale, sia da parte degli operatori sanitari (i sintomi di molte malattie somigliano inizialmente a quelli dell’ebola). Ne consegue un aggravamento della mortalità non soltanto da virus Ebola, ma anche a causa di altre malattie non curate.
Cosa possiamo fare
La buona notizia è che negli ultimi giorni di gennaio 2015, l’epidemia di Ebola in Sierra Leone appare relativamente sotto controllo. Questo non significa che l’emergenza si possa dire conclusa, né che le persone abbiano le risorse per affrontare lo strascico di problemi che Ebola ha portato, e continuerà a portare anche molto dopo il suo debellamento. Chi vorrà offrire una donazione in occasione della Quaresima 2015, sa che contribuirà a una serie di fondamentali interventi – rivolti anche al futuro, e al complicato periodo del “post-Ebola” – individuati dagli stessi Missionari che prestano servizio sul territorio:
- Contributo alle famiglie che hanno perso chi portava a casa i soldi per vivere;
- Incentivo economico rivolto alle famiglie che avviano una piccola attività che assicuri un’entrata duratura;
- Contributo alle famiglie che “adottano” gli orfani lasciati dall’Ebola;
- “Adozione” di pazienti indigenti dell’Ospedale Diocesano, l’Holy Spirit Hospital;
- Contributo allo stipendio del personale dell’Ospedale diocesano di Makeni, a rischio chiusura per carenze economiche;
- Acquisto generi alimentari per le famiglie in quarantena (21 giorni di isolamento).
Ogni contributo è prezioso: ad esempio, bastano…
- 200€ per completare lo stipendio mensile di un dottore dell’ospedale di Makeni
- 100€ per comprare il cibo per una famiglia di 10 persone durante l’intero periodo di quarantena
- 50€ per sostenere per un mese una famiglia che ha adottato un bambino rimasto orfano a causa di Ebola
- 20€ per comprare per un mese il latte necessario a un bambino denutrito
- 10€ per curare una persona dalla malaria
Si può contribuire alla campagna:
- in tutte le parrocchie della Diocesi
- conto corrente postale: n° 65921272 Intestato a: Associazione Missiòn ONLUS
- conto corrente bancario presso: Banca Etica – Succursale di Treviso, Viale Della Repubblica, 193/i – 31100 – Treviso Intestato a: Associazione Missiòn ONLUS IBAN: IT60 I050 1812 0000 0000 0115 995
Sono disponibili manifesti e dépliant per le parrocchie che vogliano diffondere l’iniziativa: il materiale si può ritirare presso l’Ufficio Missionario Diocesano, via Treppo 3, Udine.Per informazioni: uff.missioni@diocesiudine.it